Per fare innovazione bisogna sempre meditare sotto un albero di mele?
Come nasce l’idea innovativa?
E’ un guizzo o una tappa di un percorso?
E’ uno scatto o il frutto di una marcia costante?
In definitiva è sufficiente appisolarsi sotto un albero di mele?
No, probabilmente. Isaac Newton per primo non era poi così convinto di dover molta gratitudine alla mela che colpì la sua illustre cervice, se poi precisò: “Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti”.
Forse chi mi legge penserà che il paragone non regge. L’innovazione è cosa ben diversa dal concetto d’invenzione.
La prima in genere nasce da una pianificazione mentre la seconda è un guizzo del pensiero che vola sopra l’intenzione.
Io non penso! Le due cose son parenti di primo grado almeno.
Tutte e due sono un effetto, un risultato, del pensiero innovativo che nasce e si rafforza grazie all’esperienza degli altri, per poi infine inserirsi in un rivolo inesplorato del sapere solo sognato, dando così vita a nuova conoscenza.
A volte nel campo dei massimi sistemi, molto più spesso nel vivere quotidiano.
Non mi dilungherò nel dire se per elevare la conoscenza sia più importante la teoria o l’esperienza. Osservo solo che la prima è spesso di ragion conservatrice, mentre la seconda di frequente dell’evoluzione è genitrice.
Per verità che il passar del tempo fa confondere in leggenda, Galileo Galilei ritenne di far cader dei gravi dalla Tor pendente.
Dal tempo di quel lontano sperimento, oggi ci raggiunge quanto scrisse sul Grande Sperimentatore il suo discepolo Vincenzo Viviani: “…con gran sconcerto di tutti i filosofi, furono da esso convinte di falsità, per mezzo d’esperienze e con salde dimostrazioni e discorsi, moltissime conclusioni dell’istesso Aristotele intorno alla materia del moto… “
La capacità potenziale di formare pensiero innovativo è connaturata in ogni essere umano, a patto di saper trovare un equilibrio armonico fra la base costituita dal pensiero nozionistico e la molla del pensiero non convenzionale, dal quale può nascere e maturare l’idea innovativa.
Ricordo una frase di un mio professore. Uno di quelli di vecchio stampo. Uno di quelli che ti ricordi anche dopo 30 anni: “se volete superare gli esami è bene che li sfruttiate questi libri. Ma ricordate! I libri non contengono tutte le risposte. Arriverà il momento in cui la risposta dovrete cercarvela da soli e, chissà, i più fortunati di voi magari potranno scrivere un paragrafo di un libro ancora non scritto”.
Se ogni tanto provassimo ad osservare un problema, al lavoro, ma anche a casa, applicandovi un pensiero non convenzionale, ovvero: “Va bene abbiamo sempre fatto cosi… ma se provassimo a fare in un altro modo?” e poi… “Ma se faccio così, cosa accadrà al resto del sistema all’interno del quale vorrei inserire il mio spunto innovativo”.
Insomma ogni tanto è salutare per il business e per la vita “fermare le macchine”. Prendere un bel respiro e riflettere. Pensare come trovare la strada e se poi proprio non la si trova… allora aprirne una nuova, senza preconcetti o timori. Tanto ogni strada nuova al suo inizio parte da una vecchia.
Annibale Marchetti